6/10/2024 21:04
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È venuto il tempo in cui i grandi problemi umani, la fame, la pace, la libertà, la giustizia, vanno affrontati non con “archeologia cattedratica”, che nulla fa se non nascondere un colossale inganno, ma a livello di una nuova coscienza, che può generare una diversa cultura, politica e, quindi, una nuova società.
Indispensabile diventa il coraggio della verità, della chiarezza. Alla caduta del muro di Berlino s’è detto, e con ragione, è fallito il socialismo storico. Da lì, forse con troppa interessata fretta, s’è concluso che il neoliberalismo, nell’assoluta libertà e supremazia del mercato, era la strada per un benessere globale e per quei diritti civili che si chiamano libertà per ognuno e per tutti in una democrazia compiuta.
Perché oggi, di fronte a cotanto disastro, dove non solo è sepolto il benessere per tutti, ma è cresciuta la fame globale e minacciata la sopravvivenza umana, non si ha lo stesso coraggio della verità: il neoliberalismo, questo sistema-mondo così com’è, è fallito? Quale conscia o inconscia oscurità ci impedisce di guardare in faccia la realtà? Forse la delusione di un eden perduto e la paura del futuro ci impediscono la serena valutazione di una amara sconfitta?... come se le speranze che l’umanità da sempre custodisce nelle infinite risorse della sua storia, non fossero sicura sorgente di un nuovo e diverso futuro.
Non pensarlo sarebbe identificare l’uomo con il denaro, il profitto, il mercato, cioè con un sistema che aveva fatto una semplice operazione: sostituire alla centralità dell’uomo, alla sua persona, alla sua dignità, quella di un assurdo, distruttivo, ingiusto egoismo individuale.
Senza la verità non sarà possibile una nuova presa di coscienza.
E tutto ciò richiede la capacità di guardare il mondo reale, quello concreto e globale in cui siamo immersi, e provare, se v’è coraggio, a proiettarlo nel domani.
Certo, è pur vero che da tempo la “comprensione del mondo”, proprio perché globale, s’è fatta sempre più difficile.
C’è stato, si potrebbe dire, un rimescolio di carte.
Si pensava di aver diviso il mondo in parti ben distinte, il Nord e il Sud; il primo sviluppato, pieno dei valori essenziali dalla libertà ad un progresso senza fine, il mondo che conta…; l’altro, tenuto come un supporto, utile nella misura in cui è necessario al cammino del primo mondo, fornitore della materia prima sia umana che “naturale”… Quasi improvvisamente, però, le distinzioni sono scomparse, ricchezza e povertà, bisogni essenziali, come sole, acqua, aria… sono un dramma per tutti e, proprio tutto, s’è fatto globale.
Capire e farsi interpreti di questa storia, da qualsiasi angolatura la si guardi, è un compito arduo.
E, ancora una volta, si ha la tentazione di partire dal “centro”, da quello che, finora, contava, dalle sue regole.
È necessario invertire il punto di visuale e iniziare da quelli che noi abbiamo classificato i lontani, gli ultimi, gli esclusi. Solo le donne e gli uomini resi liberi da una storia carica di ingiustizie e che non portano le colpe di questi tempi oscuri e drammatici, hanno la lucidità mentale e la forza necessaria per quelle speranze e utopie di cui noi siamo ormai incapaci.
I Quaderni della Fondazione Guido Piccini vogliono essere proprio questa finestra, questa voce che, partendo dalla nostra oscurità guarda verso l’orizzonte dove è possibile la luce di un nuovo cammino.
L’abbiamo voluta globale la nostra terra, il nostro cielo, la nostra storia… e allora globale non potrà che essere il nostro futuro.
Facciamo nostre le parole di Ernesto Sábato:
«Non si può rinviare la decisione di comprometterci dinanzi alla terribile crisi che attraversa il mondo. Il fondamento di una speranza sorgerà da questa nostra immersione, da questo nostro coinvolgimento. Dobbiamo penetrare nella notte e, come sentinelle, rimanere in guardia per coloro che sono soli e soffrono l’orrore provocato da questo sistema mondiale perverso. Abbiamo il dovere di resistere e di essere complici della vita anche nella sua immondizia e miseria. Un gesto di assoluta fiducia nella vita e d’impegno con l’altro. Così riusciremo a costruire un ponte sull’abisso».