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LA GRANDE DEPRESSIONE DEL XXI SECOLO: cause carattere prospettive

dell'  Observatorio Internacional de la Crisis

ATI' EDITORE
isbn: 978-88-89456-27-9

Presentazione all’edizione italiana

 

 È un testo scritto nello stile intellettuale latinoamericano popolare ed immediato, ma di non facile apprendimento per la profondità delle sue analisi, la ricchezza del suo contenuto e la sua forza dialettica. È scritto perché la verità, sempre così difficile da ricercare e scoprire, venga alla luce. Nelle tenebre della menzogna affoga la giustizia e si oscura ogni speranza. La verità può essere trovata se v’è il coraggio di cercarla per la giusta via, con la fermezza che noi, protagonisti e vittime, non abbiamo. È venuto il momento di guardare con chiarezza cosa non funziona nel nostro sistema-mondo e andare alle radici della logica che lo sostiene. Solo chi cerca (e almeno in parte possiede) la verità ha il coraggio della denuncia e acquista la forza rivoluzionaria per la costruzione di un futuro diverso. La verità di questa crisi è vicina e lontana; vicina perché la si coglie accanto a noi, nel difficile vivere quotidiano di un disoccupato, di un giovane precario, di un pensionato, nell’impossibilità di pensare ad un degno futuro per le nuove generazioni, per le masse dei poveri che “invadono” i nostri paesi…; ed è lontana perché le cause sono nel sistema profondamente ingiusto e distorto, nei meandri di una colossale menzogna di chi ne porta la responsabilità e, macabro scherzo, dalla crisi spera di ricavare nuovi profitti. Nella forza della verità si fonda la concreta speranza e l’utopia sognata dalle infinite vittime di un sistema ingiusto. Questo momento storico pesa come non mai sul mondo del lavoro, di ogni categoria e di ogni continente, e chiama le sue organizzazioni, il sindacato (così vivo e presente in America Latina) a capire con intelligenza e coraggio l’attuale momento cruciale, in una ritrovata unione che varca ogni confine (ideologico, egoistico, etnico, culturale…). Diceva Einstein: «Non possiamo risolvere problemi pensando allo stesso modo di quando li creammo». Parole semplici, ragionamento elementare ma carico di saggezza. Si sta commettendo un tragico errore, come se il tempo fosse passato invano.  Manca il coraggio della verità, quella verità storica che è venuta meno tante volte nel percorso dei tempi, provocando giorni oscuri, sofferenze e ingiustizie indescrivibili, ma che oggi, nell’epoca della globalizzazione, potrebbe essere fatale. Si parla di ridurre la sicurezza del lavoro, della sanità, del riposo, di togliere le risorse ai più deboli, creando una crescente massa di poveri. Si seppelliscono nel segno dei tempi futuri le aspirazioni e promesse fatte durante il sofferto cammino dei popoli, in una lunga lotta contro l’ingiustizia. Nella Bibbia il profeta Isaia, interpretando il secolare bisogno del suo popolo, annunciava un tempo in cui «il lupo abiterà insieme all'agnello e la tigre si sdraierà accanto al capretto» e in cui «il Signore nostro Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, e cancellerà da tutto il paese la sofferenza del suo popolo» (Is 11). Nel XVI secolo – ci ricorda Ernst Bloc – risuona nell’Europa cristiana il grido di protesta delle masse contadine, degli emarginati delle città, dei popoli perennemente emigranti per la fame di pane, di terra, di felicità. La protesta di Thomas  Müntzer e dei suoi fu soffocata nel sangue, ma questa sete di giustizia e le aspirazioni di un mondo diverso furono e sono un patrimonio di tutti i popoli in ogni terra e in ogni tempo, quale sia il percorso della loro storia. Nel 2000 l’ONU stabilì – precisandone i tempi d’attuazione: 2015 – alcune finalità di progresso per una società globale più giusta[1]. Sono le finalità profetiche e millenaristiche che riguardano quelle ancestrali aspirazioni dell’umanità intera e che oggi, più che mai, sentiamo tradite senza neppure il coraggio di parlarne, rassegnati all’ennesima delusione, un tradimento che si consuma pure contro le difficili, dure, a volte sanguinose conquiste del mondo del lavoro, come la storia centenaria del sindacato testimonia. Poniamoci una semplice domanda: ma la crisi viene dai poveri, dai lavoratori, dai precari, dagli esclusi, dagli emarginati? Nulla hanno a che fare con essa i signori di New York, le grandi banche, le multinazionali, gli alti profitti? Proprio loro che da decenni vanno moltiplicando queste crisi, sono i più adatti a risolverla? E la soluzione che “loro” pongono potrebbe distruggere ogni legittima aspirazione e speranza, perché la globalizzazione della povertà e della miseria, la distruzione della natura, dell’ambiente e delle sue risorse sono arrivate al capolinea. La globalizzazione, voluta dal capitale neoliberale per i suoi profitti di mercato, ha generato una nuova epoca – l’epoca globale, appunto –, che coinvolge l’umanità intera e costringe a guardare a soluzioni in una visione universale, se si vogliono soluzioni vere. È possibile, anzi doveroso, di fronte ad una crisi così profonda trovare risposte particolari e immediate, ma sempre in un orizzonte globale, perché lo sforzo sia totale e ovunque, altrimenti sarà un vano palliativo. Occorre qualcuno che, con conoscenza e sapienza, abbia capacità e coraggio di leggere la realtà così com’è.
E le analisi dell’Observatorio Internacional de la Crisis saranno pure una verità parziale, ma certo una verità che dà molto fastidio a chi spera, nonostante le colpe, di uscire non solo indenne da questo dramma ma, come sempre, di coglierne altri benefici. Queste pagine dicono una verità che va presa seriamente perché viene da quel mondo che da decenni, da secoli, paga più duramente le ingiustizie del sistema. Noi parliamo di recuperare qualcosa di buono da un mondo vecchio, loro parlano di un mondo totalmente nuovo… illusione, forse, ma tanta speranza e saggia utopia. E in questo studio alcuni intellettuali economisti latinoamericani, formatisi sui testi accademici e nella piena condivisione concreta con la loro gente, hanno la forza di ricercare senza veli la verità. L’esperienza della loro cultura e la semplicità del linguaggio – sottolineiamo di nuovo – sono unite ad un coraggio di denuncia profetica e storica che noi, prigionieri di un sistema che credevamo infallibile, non sappiamo più fare: abbiamo perso la lucidità mentale e il vigore della razionalità per indignarci ancora. La loro speranza e utopia nascono e si rafforzano nella loro difficile storia e nella certezza che un giorno questo necessario nuovo mondo di giustizia ed equità sarà possibile per tutti.
 

Renato Piccini



[1] Gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono mete da raggiungere entro il 2015 concordate da tutti i paesi e da tutte le più importanti istituzioni per lo sviluppo del mondo. Eliminare la povertà estrema e la fame (dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che vivono con 1 $ al giorno - dimezzare la percentuale di persone che soffrono la fame). Raggiungere l'istruzione elementare universale di tutti i bambini e bambine. Promuovere l'uguaglianza fra i sessi e conferire potere e responsabilità alle donne. Diminuire la mortalità infantile (ridurla di 2/3 fra le bambine/i al di sotto dei 5 anni d’età). Migliorare la salute materna (diminuire di ¾ il tasso di mortalità materna). Combattere l'HIV/AIDS, la malaria e altre malattie. Assicurare la sostenibilità ambientale. Sviluppare una collaborazione globale per lo sviluppo.