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La solidarietà

Diventa difficile tradurre un vissuto in sintetiche e precise definizioni. La solidarietà, quella comunemente intesa, nella sua pratica quotidiana nasce in molte coscienze dalla scoperta di piccole tante tragedie, lì, sull’uscio di casa, a pochi passi, sulla via o piazza che percorriamo una, due, dieci volte al giorno…, tutto, però, dentro una tragedia immane, direi di non-vita universale e senza termini di tempo.
La solidarietà è frutto di un incontro: incontro oggi possibile, nelle innumerevoli occasioni di vita che la mobilità moderna offre.
Incontri che possono avere risultati contrastanti: generare un’esperienza, a volte esistenziale, tanto da mettere in gioco la propria vita, o un lento scendere nell’oblio e sfociare nell’indifferenza, nell’insensibilità, nella sterilità.
Ecco perché è difficile teorizzare la solidarietà, perché è qualcosa di vitale non facilmente concettualizzabile.
Da qui nasce una crisi semantica del termine “solidarietà”, una parola che oggi viene usata da molti, in più significati, e ciò senza considerare la strumentalizzazione, ma attribuendovi contenuti differenti, come differenti sono i modi di viverla, l’esperienza che se ne fa.
Il pericolo d’una mancanza concettuale di chiarezza è grave: la solidarietà rischia di essere causa ed oggetto di una mistificazione storica a livello etico, religioso e politico.
La sua “confusione” equivale alla sua “perdita”, per lo meno come forza di profondo cambiamento politico-sociale ormai planetario, perdita che significherebbe sofferenza e dramma non solo per alcuni, determinati popoli di ben definite aree geografiche, ma anche per una parte dell’umanità che abita ovunque, nel cosiddetto “centro del mondo”, e sarebbe così l’incamminarsi verso una tragedia universale, un grosso pericolo ricadrebbe su tutti. La solidarietà, quindi, è un valore che non può essere lasciato al regno dei sentimenti o alla dimensione del cuore, ma deve possedere una forza concettuale chiara, pur nel pluralismo del pensiero, per arrivare a convinzioni ben definite ed incrollabili così da raggiungere un’efficacia storica, dato che si presenta come l’unica alternativa di profondo cambiamento per un altro mondo possibile, dove tutti possano vivere nella e della loro dignità umana1.
Ciò, oggi, è più che mai necessario e indispensabile per le grandi sfide portate dalle ferree leggi del mercato e della sua globalizzazione, leggi che sembrano le uniche a dettare definitivamente il cammino della storia.
Non solo le masse dei miseri, degli esclusi, ma le speranze di moltitudini che rischiano sempre più di scendere i gradini senza ritorno della povertà, sono riposte nel segno concreto della solidarietà.
Avanza una cultura che, nonostante le strombazzanti promesse e il luccichio di luci artificiali, i latinoamericani definiscono una “cultura di morte”. L’imperativo urgente è contrapporre una “cultura della vita”, fatta da un’unica catena umana ed alimentata da una solida speranza.

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Titolo Dimensioni (Kb)
La solidarietà 133,91