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E’ passato un anno ma il Pakistan è ancora in ginocchio. Un anno da quelle terribili alluvioni che sconvolsero il Paese e fecero migliaia di morti. Fu uno dei più grandi disastri della storia, perché colpì almeno 18 milioni di persone, la metà bambini, gli sfollati che ancora oggi piangono per aver perso tutto. E’ passato un anno e il mondo sembra aver dimenticato. Soltanto i volontari e le ong sono rimaste nelle province di Khyber Pakhtunkhwa, Punjab e Sindh, quelle più devastate dalla violenza della natura.
La Repubblica - 29 luglio 2011
Il Pakistan è un Paese immenso che dalle alluvioni del 2010 è uscito letteralmente in ginocchio. L’Unicef registra un deficit di quasi 50 milioni di dollari per soddisfare le esigenze primarie dei bambini e delle famiglie vittime del disastro. I principali settori sotto-finanziati sono: rete idrica (acqua potabile) e servizi igienici (36.3 milioni di dollari), istruzione (8.1 milioni di dollari) e salute (4.9 milioni di dollari). Inoltre, 6.2 milioni di dollari sono necessari per interventi alimentari visto il costante livello globale di malnutrizione acuta.
La Comunità Pakistana di Gavardo nell’agosto 2010 ha iniziato una campagna di raccolta fondi. L’iniziativa si è ben presto rivolta ai concittadini italiani divenendo azione di sensibilizzazione. L’Istituto Comprensivo di Gavardo ha accolto l’istanza realizzando “Ti presento il Pakistan”, progetto di integrazione per alunni stranieri con obiettivo l’educazione alla solidarietà e alla mondialità, che ha coinvolto tutti gli alunni, dalla prima classe della primaria alla terza media. I genitori hanno affiancato l’Istituto con iniziative di raccolta fondi. La decisione unanime è stata quella di destinare i contributi alla costruzione di una scuola pubblica primaria femminile. La Comunità Pakistana e l’Istituto Comprensivo hanno quindi coinvolto la Fondazione Guido Piccini per la sua esperienza nella cooperazione allo sviluppo e nell’educazione alla mondialità. L'azione congiunta ha permesso di individuare l'istituto benficiario a Shohrat Wala Kot Addu dove oltre 300 bambine sono oggi senza scuola
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